Scendono le luci della sera e si accendono le stelle sopra il cielo di Rizza, nel giorno tanto atteso dell’inizio della Sagra.
Sono serate di festa e di Famiglia, dove l’entusiasmo e il desiderio di stare insieme sanno dipingere – insieme a tante emozioni – un capolavoro di Comunità.

La Sagra è un tempo sospeso, dove il profumo che esce dalla cucina sembra danzare sulle note della musica che nasce dal palco e dalla pista accarezzata da piedi danzanti: alcuni professionisti, altri principianti, altri ancora solo ai primi passi… giusto per divertirsi.

Ci sono saluti e abbracci, pacche sulle spalle a vecchi amici che non vedevi da un po’. Famiglie che si riuniscono per l’occasione come se fosse Natale o Pasqua, attorno a tavole imbandite di gioia. Colleghi di lavoro che si ritrovano dopo qualche settimana di vacanza, o capi ufficio incontrati in un look finalmente più informale che sul posto di lavoro… e che magari scopri essere anche simpatici!

La Sagra è incontro tra generazioni: tra chi ha nostalgia del passato e chi guarda al futuro con speranza. È un tempo da vivere come se proprio il tempo si fosse fermato per qualche ora, dove – tra un brindisi e l’altro, una stretta di mano, una tentata fortuna alla pesca di beneficenza e la caccia all’ultimo biglietto della lotteria, sperando sia quello vincente – si respira un’aria diversa, che vorresti fosse sempre così durante tutto l’anno.

Queste parole, un po’ balbettate, provano a descrivere alcune caratteristiche delle sere più magiche dell’anno. Ma il resto, quello molto più bello, lo fate voi che state leggendo questa (forse un po’ noiosa) lettera del parroco: con le vostre storie, le vostre vite, la vostra presenza e la voglia di stare insieme sotto il cielo stellato più bello che ci sia.

Da mesi un bel gruppo di persone sta organizzando questa Sagra, cercando di curare ogni piccolo particolare per far vivere alla Comunità qualcosa di incredibile: portando novità, cercando di intercettare i desideri di chi vi parteciperà.

Vi svelo un segreto: nessuno è perfetto. E poi, diciamocelo, la perfezione è noiosa. La perfezione genera invidia. L’imperfezione, invece, è stimolante: ti educa all’umiltà e alla voglia di fare sempre meglio, consapevoli delle proprie fragilità e vulnerabilità, di cui mai dovremmo vergognarci.

Poi certo, ci sarà sempre qualcuno che avrebbe fatto tutto meglio… se solo fosse stato chiamato o coinvolto. Ma ecco il secondo segreto: l’invito a partecipare, a organizzare, a mettersi a servizio era aperto a tutti. La vita non è fatta di “se”, ma di “sì”.

Perciò grazie di cuore a tutti e a ciascuno: agli organizzatori, al gruppo social, a tutti i tantissimi volontari che in questi giorni daranno cuore, testa, mani, piedi, ma soprattutto il sorriso per servire al meglio la nostra Comunità.

Non dimentichiamo che chi ci dà l’occasione di far festa è un Santo particolare: Gaetano. Lo dobbiamo ringraziare non solo per la Sagra che condividiamo in suo onore, ma anche per la sua testimonianza di vita. Non voglio dilungarmi qui: la puoi scoprire nel nuovo Spiritual Stand che troverai in chiesa, aperta durante tutte le sere della Sagra.

Due cose, però, le voglio sottolineare a partire da due particolari con i quali è di solito raffigurato: in braccio Gesù Bambino e in mano delle spighe di grano.

Il Bambinello tra le braccia di San Gaetano si riferisce a una visione mistica che il Santo ebbe durante la notte di Natale del 1517, nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. In questa visione la Vergine Maria gli affidò Gesù Bambino, come lui stesso raccontò in una lettera. Questa esperienza segnò profondamente la sua vita e il suo rapporto con la fede. Ma soprattutto in quel Gesù Bambino si vede affidata l’intera Chiesa: una Chiesa che San Gaetano ha aiutato, soprattutto i preti, a uscire da uno stile di vita moralmente povero e a tornare a splendere del Vangelo e della missione loro affidata.

Le spighe di grano simboleggiano il nutrimento e l’abbondanza. Richiamano la sua cura verso i poveri e gli ammalati: fondò infatti l’“Ospedale degli Incurabili” e il “Monte di Pietà”, un’istituzione che offriva prestiti equi per liberare la gente dalle mani degli usurai. Le spighe sono quindi un segno della sua fiducia nella provvidenza e della sua opera di carità.

Questi due simboli interrogano anche noi oggi: da una parte il sentirci dentro una Chiesa, una Comunità che porta il nostro volto e il profumo delle nostre scelte. La Chiesa non sono i preti: la Chiesa siamo tutti noi. E anche questa Sagra è Chiesa, è espressione di festa, di servizio, di condivisione, di solidarietà… è Vangelo vissuto.
E dall’altra parte l’attenzione ai più poveri, agli emarginati, ai soli, ai fragili e ai malati. L’ho scritto più volte: fatemi sapere se ci sono famiglie o persone in difficoltà che non vengono alla Sagra per motivi economici o per il trasporto. Siamo ancora in tempo per organizzarci e far vivere anche a loro una cena che volentieri offriamo, perché tutti – tutti, tutti – si sentano accolti e avvolti nella tenerezza dell’abbraccio che solo una Famiglia può donare. Ci tengo!

Vorrei infine augurare a tutti una buona Sagra: giorni splendidi di armonia e fratellanza, immagine di quella pace che tanto desideriamo per il mondo intero.

Un augurio alle Amministrazioni Comunali di cui facciamo parte, ai Sindaci e a tutti i collaboratori; alle forze dell’ordine e a tutte quelle persone che si mettono al servizio della Comunità civile. Un augurio a tutti i gruppi e le associazioni, agli operatori pastorali, a chi crede ancora con forza nel valore del volontariato e dell’assistenza al prossimo.

Buona Sagra a tutti i bambini, con il loro stupore; ai ragazzi e agli adolescenti, perché siano sempre entusiasti della vita; ai giovani, che non sono “il futuro” ma l’oggi di cui abbiamo bisogno; agli adulti, coraggiosi interpreti di questo tempo, capaci di sognare e desiderare qualcosa di grande e di vero per sé e per gli altri. Un augurio speciale agli anziani, che ricordano i primi tempi della Sagra e godono del presente, con il sorriso e la soddisfazione di vedere come il mondo va avanti, e come le cose semplici – un piatto di riso e una chiacchierata – restano sempre le più preziose. Grazie al DJ e alle band che allieteranno le serate, a chi offrirà il divertimento delle giostre. E un pensiero speciale a chi verrà dai paesi vicini o lontani, a chi farà tanti chilometri per amicizia: sentitevi accolti come in Famiglia. Sempre!

Buona Sagra a tutti e a ciascuno. Vivete questo tempo con il sorriso, cogliendo l’occasione che la festa ci dà. Non lamentiamoci per una fila troppo lunga alla cassa o per l’attesa in cucina: anche l’attesa può diventare occasione per chiacchierare con chi ci sta accanto o conoscere chi ci precede o ci segue… scoprendo che l’altro è sempre un dono.

Perché, in fondo, attendere è voce del verbo amare.
Buona Sagra d’amore!

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